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Falsa malattia, l’azienda può utilizzare gli investigatori privati

pulse-trace-163708_960_720Il datore di lavoro può utilizzare anche gli investigatori privati per poter comprendere se il proprio dipendente si sta assentando per una malattia “vera” o “falsa”. Dunque, anche se la malattia è attestata dal certificato medico, per scoprire se la stessa è simulata o inesistente, l’azienda può ricorrere anche a tale strumento, e utilizzare questa dimostrazione quale causa per poter legittimare il provvedimento di licenziamento.

Stando a quanto ricorda una recente sentenza della Corte di Cassazione, infatti, non rileverebbe più di tanto la certificazione della malattia che viene fatta dal medico curante quanto l’effettività della patologia. Pertanto, il certificato medico può ben essere utilizzato per poter attestare il proprio stato di malessere e legittimare i giorni di assenza. Tuttavia, l’azienda mantiene il diritto di “dimostrare” la consistenza della malattia attraverso l’uso di investigatori privati.

Per i giudici della Suprema Corte, in altri termini, la risoluzione del rapporto di lavoro con licenziamento, nei confronti di chi si è procurato un certificato che dichiara una patologia che in realtà non esiste, è una sanzione più che legittima, poiché in grado di ledere pesantemente la relazione di fiducia con l’azienda. In altre parole ancora, il solo certificato medico non è sufficiente ad attestare la malattia del lavoratore se ci sono elementi che provano lo stato di salute diverso da quello attestato.

Gli elementi, a loro volta, non devono essere necessariamente basati su accertamenti sanitari che siano contrari a quelli forniti dal dipendente, bensì possono anche essere rappresentati da valutazioni di fatto come l’osservazione delle condotte poste in essere, con il dipendente che sfruttava il proprio tempo libero in palestra e in altre attività che erano chiaramente incompatibili con la malattia.

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